La situazione sanitaria degli ultimi due anni ha fatto sì che molte persone in Spagna riscoprissero l’España Vacía (la Spagna Vuota), l’ampia zona rurale del centro della penisola sempre più spopolata, ma molto interessante da un punto di vista gastronomico, storico e naturale. In questo periodo, durante uno dei miei viaggi in famiglia abbiamo scelto di tornare a Leon, città che io e mio marito amiamo molto, e di esplorare una delle zone più famose della sua regione: il Bierzo.
Prima tappa: León
La prima tappa del nostro viaggio è stata la città di León, raggiungibile comodamente da Madrid con il treno ad alta velocità in circa due ore.
Era il nostro secondo viaggio in questa cittadina che amiamo molto per il suo carattere accogliente e vivace. Una delle ragioni per cui Leon è famosa è infatti per l’atmosfera conviviale e allegra che si respira nelle sue strade, ricche di bar e dove la cultura delle tapas raggiunge livelli altissimi. Questa infatti è una delle zone della Spagna dove vige la bella usanza di servire un aperitivo, tapa, gratuitamente con ogni bevanda. Alcuni bar sono diventati famosi per la loro scelta di dedicarsi ad un particolare tipo di tapa: come per esempio le crocchette di besciamella, la morcilla, ovvero il sanguinaccio, o la cecina, tipica di Leon, un salume simile alla bresaola. Inoltre, a differenza di Madrid, una tapa dolce viene offerta anche con il caffè, nella forma di biscotto o fetta di torta.
Il centro storico di León è diviso in due quartieri: il Barrio Humedo e il Barrio Romantico. Il Barrio Humedo è il più famoso, nel quale normalmente si concentrano i turisti e i pellegrini della via di Santiago che passa anche per Leon.
Nel Barrio Romantico, poco distante, sembra concentrarsi la vita sociale dei giovani locali e quella che in Italia oggi viene chiamata la movida (espressione che in realtà in spagnolo non viene usata, se non per riferirsi al movimento culturale degli anni ’80 a Madrid).
Durante la serata abbiamo potuto ammirare l’imponente e bellissima cattedrale gotica illuminata, fresca di restauro. Questo edificio, risalente al XIII secolo fu costruito sulle rovine romane di un bagno pubblico. Durante la costruzione si optò per ridurre la quantità di muri sostituendoli con vetrate. Questa scelta pur permettendo di ottenere spettacolari giochi di luce all’interno della cattedrale, ha generato diversi problemi strutturali nel corso degli anni
Seconda tappa: Villanueva de Valdueza
Dopo avere noleggiato una macchina abbiamo lasciato Leon e ci siamo diretti verso Villanueva de Valdueza, un paesino della zona del Bierzo, dove avevamo affittato la casa e che è stata la nostra base per il resto del viaggio.
Villanueva si trova al centro della Valle del Silenzio, che ospita una successione di paesini che dipendono dalla più grande cittadina Ponferrada. Villanueva ha poco più di 100 abitanti e un’atmosfera d’altri tempi. Forse a causa del suo relativo isolamento, Il paese sembra avere un senso di comunità molto forte e ci siamo sentiti benvenuti fin dal primo giorno.
Non ci sono negozi, in compenso c’è una panetteria che sforna il pane quotidianamente alle 9.30 di sera, un orario che può sembrare strano, ma che dopotutto è in linea con gli orari di cena spagnoli. Così anche noi ci siamo adeguati all’usanza locale e unendoci a un gruppo di vicini siamo andati a aspettare con una certa trepidazione l’uscita del pane direttamente dalla porta del forno.
L’orgoglio del villaggio è però l’Ermita di Cristo, una piccola chiesa romanica che ospita le spoglie di un illustre membro del paese: Lope Garcìa de Castro y Baeza de Grijalba che fu Viceré nel Perù nel XVI secolo. Nel cortile della chiesa ci ha accolto uno dei volontari che si occupa della apertura e manutenzione della chiesa. Con entusiasmo ci ha offerto una visita guidata e ci ha raccontato la storia della zona e dell’Ermita, il cui restauro qualche anno fa ha portato alla scoperta di antichi affreschi e che recentemente è anche stata il set di un cortometraggio.
Terza tappa: Ponferrada
Ponferrada è la capitale della zona del Bierzo, e presenta una parte commerciale trascurabile e una parte antica assolutamente da visitare. Qui si trova lo spettacolare e ben conservato Castello dei templari che risale allXII secolo ed è uno dei più grandi della Spagna.
Dal castello, attraverso stradine tortuose si raggiunge il Museo del Bierzo, ricco di reperti archeologici e etnografici della regione. Un altro degli angoli più interessanti del centro storico è la Plaza del Ayuntamiento, nella quale spicca la Casa Consistorial, il municipio della città, che si distingue per le sue due torri, segno distintivo dell’architettura barocca spagnola durante il periodo degli Asburgo che regnarono nel XVII secolo.
Quarta tappa: San Cristobal de Valdueza
Sulla strada del ritorno ci siamo fermati in questo paesino per visitare… un albero millenario! San Cristobal de Valdueza è infatti famoso per un esemplare di tasso che vanta ben 1300 anni e le cui fronde enormi sembrano avvolgere la vecchia chiesa, ora convertita in cimitero, che si trova al suo lato. Molto appropriatamente il tasso nell’antichità rappresentava l’immortalità ed era venerato come sacro. Sicuramente un certo senso di misticismo ci ha sfiorato mentre trovavamo sollievo dal caldo di fine estate sotto la sua ombra e riflettevamo sulla straordinarietà di ritrovarci di fronte a questo albero che già si ergeva qui all’epoca in cui i romani occupavano la zona.
Quinta tappa: Las Medulas
Uno dei momento più attesi del nostro viaggio è stata la visita a Las Medulas, la località più famosa del Bierzo. Si tratta di una zona contraddistinta da spettacolari costruzione rocciose che ricordano in piccolo i canyon americani. In questo caso però, il paesaggio, ha un’origine completamente artificiale.
Si tratta infatti di resti di mine costruite dai Romani che sfruttarono questa zona per l’estrazione dell’oro. Le tecniche che utilizzavano prevedevano l’uso di un sistema idraulico per inondare le gallerie e erodere la pietra lasciando allo scoperto le vene d’oro. Il risultato sono questi impressionanti massicci di pietra rossa.
Abbiamo prima ammirato l’intera vallata dall’alto, raggiungendo in auto il Mirador de Orellán, un punto panoramico dal quale parte anche un percorso per visitare l’interno di uno dei condotti dell’acqua utilizzati dai romani nelle miniere. Dopodiché abbiamo raggiunto il villaggio chiamato Las Medulas. L’intera zona si trova in una conca e le temperature possono diventare elevate, soprattutto d’estate, quindi è una buona idea assicurarsi di avere dell’acqua con sé, che viene comunque venduta a poco prezzo nei distributori nel paese.
Dopo una passeggiata, abbiamo pranzato nel cortile di uno dei tanti ristoranti del paese dove abbiamo provato una delle specialità locali del Bierzo, la empanada berciana, una specie di torta salata fatta di pancetta, salame chorizo e bietola.
Sesta tappa: Balboa
Balboa è forse il paesino del Bierzo che più ci ha colpiti. Si trova molto vicino al confine tra León e la Galizia, e questo si nota nel paesaggio molto più verde e nella parlata dei suoi abitanti che hanno il caratteristico accento galiziano.
La particolarità di Balboa sono le sue due pallozas, che sono costruzioni circolari con il tetto di paglia, tipica del Nord Est della Spagna che risalgono all’epoca pre-romana. Arrivati nel villaggio siamo stati accolti da un’immagine idillica: una palloza ora ristorante, accanto alla quale scorre un ruscello, sovrastato da un bel ponte di legno e uno sfondo di montagne verdi. Alcuni vecchi manifesti ci hanno però suggerito che questo villaggio pacifico ha anche un’improbabile anima alternativa in quanto qui si svolge Reggaeboa un festival reggae che riunisce ogni anno centinaia di amanti della musica giamaicana (ovviamente le edizioni del 2020 e nel 2021 il festival non si sono potute celebrare).
Ci siamo allontanati dal paese per percorrere il sentiero che porta verso la montagna e abbiamo raggiunto l’ampio anfiteatro in pietra dove si svolge il festival. Percorrendo qualche metro ci siamo ritrovati di fronte al castello di Balboa, le cui rovine erano però chiuse al pubblico e sembravano aver visto giorni migliori.
Settima tappa: Astorga e Castrillo de los Polvazares
Sulla via del ritorno a Leon per riprendere il treno, ci siamo fermati a Astorga, una delle città principali della regione. Astorga è ricca di storia e ancora conserva le sue mura romane. Una delle ragioni per cui è famosa è il palazzo episcopale, un’altra delle spettacolari opere di Gaudí. Il palazzo, in granito bianco ci ha impressionato per la suo profilo originale e le sue forme quasi fiabesche.
Dopo aver lasciato Astorga abbiamo raggiunto Castrillo de los Polvazares, un minuscolo e pittoresco paesino che mi era abbiamo inserite nel nostro itinerario sotto suggerimento di un amico originario della zona. Nel parcheggio che si trova poco prima dell’entrata al paese ci ha accolto un musicista che cantava rime personalizzate per i passanti in stile flamenco, era impossibile resistere alla sua simpatia e non lasciargli una moneta. L’atmosfera per qualche motivo mi ha ricordato un film western anni ’60.
Forse è stato per via dei colori del paesaggio arido e delle case di pietra rossiccia da cui spiccano porte e finestre colorate, ma forse soprattutto per le strade semideserte che lasciavano l’impressione di trovarsi di fronte a un villaggio abbandonato, seppur molto curato. I nostri sforzi per cercare un bar aperto sono risultati vani (probabilmente per via della situazione COVID). In compenso alcune osterie si preparavano ad aprire e emanavamo il profumo del prodotto per cui il paese è famoso: il cocido maragato. Si tratta di un piatto combinato composto da dieci tipi di carne, verdure come patate, ceci e cavolo verza e una zuppa di pane. Un piatto sostanzioso che ci incuriosisce, ma che non abbiamo ancora avuto il coraggio (e lo stomaco) di provare. Sarà per la prossima volta, perché di sicuro torneremo.
León è uno dei luoghi in cui ci si rende conto di quanto siano parziali gli stereotipi dell’immaginario collettivo sulla Spagna. Qua non ci sono spiagge e resort ma bellissimi paesaggi, una gastronomia sostanziosa e tanti luoghi segnati dalla storia (letteralmente nel caso de Las Medulas!). Se volete avvicinarvi veramente alla cultura di questo interessante Paese, non posso che invitarvi, quando le circostanze lo permetteranno, a scoprire questa regione.